Ginevra, Svizzera, 13 gennaio 2021 – Nuove evidenze raccolte dall’International Council of Nurses (ICN) suggeriscono che la malattia da Coronavirus (COVID-19) sta causando traumi co llettivi tra gli infermieri di tutto il mondo. Il numero di morti confermate tra gli infermieri supera ora le 2.200 e, con il persistere degli alti livelli di infezioni tra il personale infermieristico, sta vivendo inoltre un crescente disagio fisico e psicologico di fronte a carichi di lavoro sempre crescenti, oltre a continui episodi di violenza, abuso e alle proteste dei negazionisti e degli anti-vax.
I risultati preliminari della nuova indagine dell’ICN sulle sue oltre 130 associazioni nazionali di infermieri, tra cui la Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermiere/i, componente Italiana dal 1949, suggeriscono che COVID-19 darà come effetto una forma unica e complessa di trauma con conseguenze potenzialmente devastanti in entrambi i casi, a breve e lungo termine, per i singoli infermieri e i sistemi sanitari in cui lavorano.
La pandemia rischia di danneggiare la professione infermieristica per le generazioni a venire a meno che i governi non agiscano ora per affrontare l’effetto COVID-19, per evitare il possibile esodo dalla professione che potrebbe innescarsi, come suggerito da questa indagine.
Il mondo ha una carenza di oltre sei milioni di infermieri, con altri quattro milioni che raggiungeranno l’età pensionabile nei prossimi dieci anni. Con l’effetto COVID-19 che potenzialmente porta a un numero ancora maggiore di infermieri che potrebbe lasciare professione, i governi devono agire ora per proteggere la professione infermieristica e i nostri sistemi sanitari già fragili, per evitare di mettere repentaglio la salute delle loro nazioni e l’obiettivo di copertura sanitaria universale dell’OMS.
Il CEO di ICN Howard Catton ha dichiarato:
“Stiamo assistendo a un trauma professionale collettivo unico e complesso che sta interessando il personale infermieristico a livello globale. Gli infermieri hanno carichi di lavoro senza precedenti per assistere i pazienti, con conseguente esaurimento fisico.
Stanno anche affrontando enormi pressioni sulla salute mentale, con conseguenti gravi disagi psicologici. In tutto il mondo, prendersi cura dei pazienti COVID-19 implica affrontare un numero crescente di decessi, dover sostituire i familiari che non possono assistere i loro cari, anche nella fase finale della vita, preoccupati per la mancanza di protezione, di personale, di attrezzature, e subendo abusi da parte di gruppi di cittadini e dai negazionisti della pandemia, oltre alla paura di di trasmettere il virus ai loro cari”.
I dati dell’ICN mostrano che, dalla prima ondata di pandemia, la percentuale di infermieri che segnalano problemi di salute mentale è aumentata dal 60% all’80% in molti paesi. L’ICN ha anche riunito studi provenienti da ogni regione del mondo che confermano l’aumento di traumi, ansia e burnout nella professione infermieristica.
Il CEO di ICN Catton ha aggiunto:
“Questo trauma collettivo unico sta avendo un effetto immediato e profondo; è altamente probabile che abbia anche un impatto significativo a lungo termine contribuendo ad un’ondata di disturbo da stress post-traumatico (PTSD), depressione e ansia, la cui portata non può essere ancora determinata
‘Non ci possono essere dubbi che ci sarà un grande effetto COVID-19 sulla dimensione numerica del personale infermieristico, che sta andando verso i 10 milioni.
Anche se solo il 10-15% dell’attuale popolazione infermieristica dovesse dimettersi a causa dell’effetto COVID-19, potremmo avere un potenziale deficit di 14 milioni di infermieri entro il 2030, che è l’equivalente della metà dell’attuale personale infermieristico. Una tale carenza avrebbe un impatto su tutti i servizi sanitari nell’era post-COVID-19 a tal punto che direi che la salute degli infermieri potrebbe essere il più determinante della salute della popolazione mondiale nel prossimo decennio.
Con l’emergere di nuove varianti altamente infettive del virus e la crescente evidenza degli effetti del lungo COVID, il Consiglio Internazionale degli Infermieri esorta ogni Governo a non sottovalutare la portata di questa crisi: COVID-19 ha messo in luce le faglie nei nostri sistemi sanitari, ma se le nazioni non agiscono immediatamente per puntellarle, ci saranno effetti irreparabili e potenzialmente devastanti”
L’effetto COVID-19 – un’istantanea globale:
- La Japanese Nursing Association afferma che il 15% degli ospedali in tutto il Giappone ha avuto infermieri che rinunciavano al lavoro e circa il 20% degli infermieri ha riferito di aver subito discriminazioni o pregiudizi durante la diffusione della prima ondata della pandemia.
- L’American Nurses Association riferisce che il 51% è “sopraffatto”. Altri rapporti dagli Stati Uniti mostrano che il 93% degli operatori sanitari stava vivendo stress, il 76% ha riferito di esaurimento e burnout e il rapporto infermiere-paziente è aumentato di tre volte.
- Brasile: il 49% degli infermieri riferisce di ansia e il 25% di depressione.
- Cina – Il 60% degli infermieri riferisce di stanchezza e il 90% di ansia.
- Africa – Un sondaggio condotto in 13 paesi africani ha rivelato che il 20% degli operatori sanitari intervistati ha riportato sintomi di depressione quotidiana durante la pandemia, rispetto al 2% prima della pandemia.
- Spagna – L’80% degli infermieri riferisce sintomi di ansia e aumento del burnout.
- Israele riferisce che oltre il 40% degli infermieri teme di prendersi cura dei malati e dei pazienti COVID-19.
- Australia – Il 61% degli operatori sanitari segnala il burnout e il 28% riferisce di depressione.